#0 - FANTASTICI QUATTRO ZERO

di Mr. T e Mickey

 

 

I Fantastici Quattro sono sempre stati imbattibili insieme, perché l’unione è stata sempre la loro forza.
Purtroppo la Guerra dichiarata dai Marziani all’intero pianeta ha richiesto misure estreme, e il talento di ognuno dei suoi quattro membri è stato richiesto in luoghi, tempi e modalità diverse per affrontare la situazione con tutti i crismi.
Ben Grimm, la Cosa, si è unito ad una missione con gli X-Men[1][1], Susan Richards, la Donna Invisibile, fiancheggia Capitan America a bordo del loro Pogoplano.[2][2]
Reed Richards, Mr. Fantastic, presta il suo genio allo S.H.I.E.L.D. per sviluppare difese adeguate.
E Johnny Storm?

Bunker sotterraneo S.H.I.E.L.D.

Deserto dell’Arizona, a 1000 km sotto la crosta terrestre.

Un parallelepipedo di acciaio e titanio rivestito è la spoglia e fredda stanza bunker progettata originariamente per rinchiudere e contenere una delle quattro figure presenti al centro di essa, l’incredibile Hulk, disposto lungo il perimetro, un plotone di truppe scelte armante fino ai denti. I soldati non sono qui per proteggere i tre uomini all’interno dal Golia Verde, né tanto meno impedire al colosso irradiato dai raggi gamma di fuggire dalla prigione, ma per isolare e difendere il resto dell’America e dell’umanità da uno di loro: il monarca dello stato europeo di Latveria, il Dottor Destino.

“E’ questo il trattamento riservato ad un Capo di Stato straniero? L’ospitalità degna a colui che salverà la terra dall’invasione Marziana?”
Victor Von Doom non è arrabbiato, non è offeso, in cuor suo sa che lo spiegamento di forze è tale perché egli è temuto quanto il nemico che solo lui può fermare.

Di fronte a sé tre delle menti più brillanti del pianeta sono impegnate nella ricerca di una difesa contro le armi Marziane, armi il cui utilizzo o meno sul campo di battaglia è decisivo per le sorti della guerra all’orizzonte: Reed Richards, Mister Fantastic, leader dei Fantastici quattro e Forge, sciamano sioux, mutante inventore, ex-marine, ex-collaboratore civile del Pentagono, X-Man alleato di Charles Xavier, uomo che preferisce i laboratori delle retrovie alle prime linee del fuoco e del sangue e il Dottor Bruce ‘non chiamatelo Hulk’ Banner, nella sua recente trasformazione nel Gigante di Giada dall’acuta intelligenza e dotta cultura[3][3].

“Victor, non intendo offendere la tua intelligenza, addolcendoti la pillola, sai molto bene come sia impensabile che tu possa muoverti liberamente in qualunque installazione militare S.H.I.E.L.D.”

“Credi anche tu, Richards, come quell’illuso di Nick Fury, che non sia già in possesso di tutte le informazioni che voglio sapere sul Pentagono e lo S.H.I.E.L.D.?” tuona Destino incrociando le braccia al petto e piazzandosi marziale di fronte a Mr. Fantastic.

“Neanche per me è piacevole lavorare all’interno di una prigione che io stesso ho progettato a capo degli Hulkbuster, Destino.” Ricorda Banner con calma piatta, ponendosi disinvoltamente tra il monarca europeo e lo scienziato americano per prendere un laptop con una delle sue grandi e verdi mani.

“Sono contento che tu stia bene, Bruce e che questa base non serva più allo scopo originario.” Sorride sincero, Mister Fantastic.

“Ho sempre saputo di poter contare sul tuo sostegno morale, Reed, grazie.”

“Dottor Destino, sfruttiamo questo laboratorio a realtà virtuale per mettere a punto un dispositivo in grado di neutralizzare le armi dei Marziani.” Interviene Forge, “Insieme al Dottor Richards ho creato un costrutto 3D del disco marziano recuperato dagli inglesi nei primi del novecento integrando le preziose informazioni sulle navi spaziali aliene raccolte poche ore fa da Quasar[4][4]; osservate il numero e il tipo di armi con cui è equipaggiato.”

“Destino non ti ha chiesto consigli, mutante. La tecnologia Shi’ar con cui voi X-Men vi divertite a giocare a Westchester è conosciuta da Destino da molto tempo.”

“Credevo fosse impossibile penetrare il nuovo campo dissimulatore intorno alla Scuola, nessun satellite di nuova generazione dovrebbe essere in grado di cogliere i biotracciati mutanti residenti.”

“Io sono Destino, non riconosco nessun limite.”

“Allora, perché ci vuole aiutare?”

“La tua morte subitanea non è utile alle particolari circostanze della situazione in cui siamo coinvolti, ma non osare rivolgerti mai più con tono interrogativo a Destino! Le sue intenzioni sono sue sole, solo Destino ordina, gli altri eseguono. Tu non conosci Destino, Latveria come la persona di Destino non è in pericolo, la Terra sì. Le risorse, le bellezze, il popolo della Terra non possono essere distrutti e persi o cadere nelle mani di inetti esseri inferiori. La Terra ha il diritto di essere governata solo da chi sa difenderla e proteggerla, da Destino!”

“Il tuo aiuto è prezioso, Forge; abbiamo poco tempo e il tuo talento genetico di costruire macchinari da un’idea accelererà i tempi di realizzazione.” Taglia corto il leader dei Fantastici Quattro, avvezzo ai deliri della sua nemesi.

Forge agisce su una delle tre consolle collegate a tre monitor, uno per persona, disposti ai vertici di un ipotetico triangolo e una seziona interna di un disco volante Marziano opportunamente ingrandita prende forma al posto delle anonime pareti metalliche; un’apparizione tanto reale da ingannare i sensi e da stupire i soldati avvezzi agli affari superumani.

Mister Fantastic riproduce in miniatura alcune componenti della nave aliena.

“Victor, Bruce questo è il cannone a particelle, l’arma più pericolosa del minidisco. Il suo fuoco concentrato induce un rapido decadimento radioattivo alle nostre batterie nucleari, disarmandole di fatto. Non pensate che la camera acceleratrice di particelle, costruita per essere ospitata in dischi volanti di quelle dimensioni, non può operare oltre un certo tempo per mantenere la medesima intensità di fuoco del cannone senza fondere lo scafo del disco?”

“Sottolinei l’ovvio, Reed. Impegnandolo con una barriera difensiva sufficientemente attiva il tempo necessario, nicheleremo le particelle costringendo gli invasori a spegnere l’acceleratore se non vogliono sottrarre energia a protezione del nucleo del reattore delle navi. Deduco dal qui presente Hulk che già conosciamo l’intensità e il tipo di radiazione emessa dal cannone e il tempo del suo funzionamento a regime, perciò, qual è la risposta probabilistica elaborata dai tre computer pre-cog, Forge?”

“Due di essi hanno generato un output affermativo di riuscita del 17,8%, uno di riuscita con riserva[5][5].”

“Andiamo avanti Richards.”

“Molto bene, ho già impostato una stima dei primi dati, controllato le variabili indipendenti e identificato quelle dipendenti: il modello più efficace è senza ombra di dubbio procediamo la barriera negativa degli Inumani. Confidiamo nelle conoscenze regali di Quicksilver per avere una conferma del progetto originale, in caso contrario Forge può realizzare i componenti base dalle materie prime.”

“Per alimentare un così grande afflusso d’energia ci serve una batteria all’altezza e un catalizzatore che non esiste.”

“Ringraziate Destino perché in Sua presenza ciò che non esiste è la parola impossibile, Dottor Banner.”

“Molto bene, Victor, era mia intenzione chiederti che ne fosse del tuo convertire con cui anni fa t’impadronisti del potere di Silver Surfer!” conclude Reed. “Diamo inizio alla sperimentazione!”

 

Dischi volanti delle dimensioni di un televisore prendono letteralmente vita in simulazioni tridimensionali di attacchi Marziani contro la Terra; la frequenza, l’intensità, la durata e l’efficacia della armi di offesa e degli scudi di difesa vengono testati in continui loop opportunamente modificati in base ai risultati precedenti.

Sotto il deserto dell’Arizona, in una stanza segreta, una guerra digitale viene combattuta, un macabro gioco di speranza e abnegazione alla ricerca del vantaggio fondamentale in grado di sconfessare il sogno di morte e distruzione dell’umanità intera.

Sull’Atlantico…
Un veicolo avveniristico rasenta le acque dell'oceano. E' un mezzo dei Fantastici Quattro, utilizzato da un loro membro, la Torcia Umana, e una loro alleata, Namorita. Come si trovano in questa situazione?
“Mi sembra assurdo che ci mandino da soli in perlustrazione” commenta il ragazzo.
“Appunto, è solo una perlustrazione! I satelliti S.H.I.E.L.D. hanno notato qualcosa d'insolito negli abissi... dobbiamo solo controllare che sia correlato con l'invasione marziana!”
“Mi sembra alquanto scontato, visto che qualcosa è apparso proprio in concomitanza con l'invasione... per non parlare del fatto che abbiano mandato la torcia per una missione subacquea! Meglio soprassedere.”
“Se ce ne sarà bisogno chiameremo rinforzi... per caso ti senti un po’ menomato senza Reed e Sue, in una guerra così spaventosa?”
“Devo abituarmi alla loro assenza…sono preparato a tutto, ormai, dopo tutte le disavventure che abbiamo avuto… pronto anche a rimanere da solo.”
Pochi attimi di silenzio. C'è qualcosa di strano nell'aria. I due eroi hanno avuto un flirt, tempo prima, che però non era sfociato in niente di serio. Forse perché fuoco e acqua non vanno troppo d'accordo... e se invece questa missione...
Il veicolo svela le sue qualità anfibie immergendosi con naturalezza nelle acque dell'oceano, scendendo sempre più in profondità. Le coordinate sono quelle.

Johnny, imbarazzato, riprende il dialogo.
“Ci siamo quasi.”
“Già.”

“Come vanno le tue mutazioni? Ho saputo che avevi problemi di instabilità genetica…”
“Ho trovato una cura… adesso riesco a conservare il mio aspetto umano, se continuo ad assumere un particolare farmaco... fortunatamente è tutto a posto, adesso... la scienza atlantidea è riuscita a curarmi...”
“Mi fa piacere... cosa credi troveremo là sotto?” chiede, cambiando repentinamente argomento.
“Non saprei... potrebbe avere a che fare con Atlantide e i suoi abitanti... poco fa ho sentito che i Marziani hanno studiato terrestri mutanti per anni... che stiano facendo lo stesso con i miei compatrioti?” 
“Ma se davvero studiano l'Homo Mermanus, là sotto, com'è possibile che non se ne sia accorto nessuno?”
“Probabilmente è un insediamento recente... comunque avevo sentito parlare di persone scomparse dai nostri regni. Comunque geniale, questa tuta” nota Namorita, vedendo che Johnny è passato indenne sotto la superficie.
“L'ha realizzata Reed, ovviamente... e ho già avuto occasione di usarla...[6][6] mi fa respirare e usare i poteri anche sott'acqua!”
“Misteri della tecnologia terrestre... ma... cos'è quello?”
I loro sospetti trovano un terreno fertile per essere confermati. Una grossa struttura, nascosta tra le rocce degli abissi, si delinea al loro sguardo.

Base S.H.I.E.L.D.
Hulk, il Dottor Bruce Banner, sta guardando il nuovo livello di radiazione emesso dal cannone a particelle una volta contrastato da un campo radiante inibente e annota su uno schermo on touch l’efficacia decrescente della camera d’accelerazione atomica; alle sue spalle il Dottor Destino osserva i nuovi risultati.

“Puoi fare di meglio, Hulk.” Dice Destino.

“Preferirei essere chiamato con il mio nome di battesimo: Bruce.” Dice Banner, continuando a leggere i dati sullo schermo.

“Affascinante. Affascinante l’ostentata convinzione di essere la totalità della somma della sua psiche frammentata; l’incarnazione del recondito desiderio di una mente prodigiosa in un corpo perfetto e invulnerabile.”

Banner si ferma; solo il suo sguardo cerca e raggiunge con la coda dell’occhio la statuaria maschera di Destino.

“La totalità è sempre di più della semplice somma delle parti; è una nuova gestalt.”

“Autoingannarsi e convincere l’avversario della propria illusione di potenza… la sua contorta mente, Dottor Banner è degna dell’attenzione di Destino.” -Ma il potere che possiede! E’ chiaramente per un essere superiore! E solo Destino è quell’uomo!- Pensa con cieca avidità il monarca di Latveria.

“Bruce, mi passeresti il laser numero cinque?”

Forge fuoriesce da una sezione della paratia virtuale in 3D del disco alieno, intento a lavorare, non è consapevole della miccia accesa da Destino. La sua improvvisa e spontanea intrusione la spegne sul nascere. Banner si allontana, infastidito e nulla più, mentre si avvicina il volto sul lungo collo di Mister Fantastic.

“Victor, credo che dovremmo approfittare di questo prezioso momento di tregua, tra di noi, per chiarire alcune faccende rimaste oscure” riprende a parlare con audacia Reed.
“Ad esempio?” sospira il monarca, come se stesse rispondendo alle richieste di un neonato, mentre continua a controllare i progetti per l'offensiva.
“Come sei tornato sulla Terra? Cos'è successo all'universo creato da mio figlio?”
Victor sembra non aver sentito nulla, eppure Reed lo fissa in attesa di una risposta, che arriva più tardi.
“Come sempre mi sottovaluti, Richards. Pensi che non sia in grado di costruire un macchinario che mi permetta di viaggiare tra i due mondi?” gli chiede retoricamente, guardandolo negli occhi attraverso le fessure della maschera.
“No, non lo penso affatto e non me ne meraviglio.”
“Persino in questo momento, grazie alla mia armatura, sto monitorando quel mondo, grazie alla mia tecnologia. Non può succedere nulla di rilevante in ognuna delle due Terre senza che Destino lo sappia.”
“Capisco... com'è finita la lotta tra Ashema e il Celestiale Dormiente?”
“L'intervento degli altri Celestiali ha risolto la crisi. Attualmente Tiamut è prigioniero in un località segreta di questo pianeta, presumibilmente dove ha giaciuto in tutti questi millenni. Ashema ha riacquistato totalmente la sua natura di dio spaziale. Gli altri dei hanno trovato un modo per custodire la Terra parallela senza ricadute né su membri della loro genia né su questo universo.”[7][7]
“Mi sembra bizzarro che tu ammetta la tua mancanza di responsabilità nella risoluzione della crisi.”
“Non mettermi in bocca parole che non ho proferito. Ciò che ti ho rivelato è solo un assaggio della battaglia cosmica combattuta; non conoscerai i dettagli e non conoscerai il mio ruolo nella vicenda.”
Incapace di controbattere, Mr. Fantastic riprese a lavorare. Non molto dopo, riprese a parlare.
“Non potremmo pianificare un'evacuazione di massa dei nostri terrestri verso l'altro universo?”
“Il solito utopista. Dove pensi di trovare i mezzi per un trasbordo dimensionale di milioni di individui su un pianeta lacerato da guerre e cataclismi?”
“Sono solo particolarmente ottimista. Ho bisogno di esserlo, in un frangente come questo”. Reed pensando alla situazione si chiede dove siano i suoi compagni. Ha la netta sensazione che qualcosa non vada, soprattutto con sua moglie. Essere separato dalla sua famiglia è più difficile di quanto potesse immaginare.

Negli abissi dell'Atlantico, nei pressi di una misteriosa installazione.

“Entriamo?” chiede impaziente Namorita.
“Credo proprio di sì... non abbiamo ancora nessuna certezza, ma dobbiamo sapere se c'è lo zampino dei Marziani”.
Individuato un pannello di comunicazione con l’esterno, la Torcia ne surriscalda i giunti fino a fonderli, al resto ci pensa Namorita, senza il minimo sforzo scardina la porta aprendo un passaggio all’interno. Nessun suono, nessuna presenza di forme di vita, s’inoltrano nel complesso, indisturbati, finché giungono di fronte ad una stanza-laboratorio in cui, col senno di poi, non avrebbero mai voluto imbattersi.
Uno spettacolo raccapricciante, che fa accapponare la pelle di Namorita: una dozzina di Atlantidei prigionieri di camere di stasi. Guardinghi, i due passano in rassegna quello strano laboratorio, stranamente deserto.
“Se è un insediamento marziano, molti di loro staranno combattendo, adesso” realizzano i due.
Cercano un modo per liberare i sequestrati, ma per i primi istanti non sembra esserci una via facile per farlo. La ricerca venne interrotta da qualcosa, però.
Johnny Storm dal conflitto si sarebbe aspettato di tutto. Davvero di tutto, ma non ciò che vede ispezionando quella sala, camminando tra le sue mura metalliche, analizzando tutte quelle camere di stasi.
Una visione che avvampa il suo corpo letteralmente, senza che abbia dato nessun input mentale a livello conscio. Diviene una torcia umana, e le fiamme gialle che nascondono il suo fisico ignifugo sono la semplice espressione del suo stato d’animo.
“Johnny, cosa…?”, chiede preoccupata Namorita, senza vedere ciò che ha davanti agli occhi.
Lyja è lì, in una camera di stasi, priva di sensi.
Un turbine di emozioni sconvolge ulteriormente il corpo della Torcia, insieme ad una marea di domande – e di sensazioni represse – che infuriano nella sua psiche come le acque di una diga collassata.
Che ci fa lì Lyja? Cosa le stanno facendo? E’ viva? E soprattutto… dov’è finita in tutto quel tempo?
Come è prevedibile, non è quello il momento di fare domande. Non c’è neanche bisogno di parlare, tra i due: Namorita ha capito che c’è qualcosa di particolare, che avrebbe potuto capire più tardi (e non ha il coraggio di fare domande al ragazzo, palesemente turbato). Lì c’è una donna che Johnny ha amato. Poche, le alternative.
Uno sguardo, e con cautela Johnny si avvicina a quella vasca, vi poggia la mano e, in pochi istanti, il suo metallo assume tonalità scarlatte, fondendo il suo portello.
“Fermo, Johnny” sussurra Namorita “potresti farle del male così!”
“Fidati di me”.
Il fuso si sparge sul pavimento sottostante e il corpo inerte della Skrull cade senza impedimenti tra le braccia della Torcia.
“È viva?”
“Non lo so, nonostante tutto non conosco la fisiologia Skrull”
“Se le mie ipotesi sono esatte, dovresti conoscerne molto l’anatomia” ironizza lei, con tono quasi acido.
“Non è il momento di…”
I lamenti e la tosse della ragazza aliena lo interrompono. Quando Lyja apre gli occhi e riesce a mettere a fuoco, la sua espressione cambia completamente: sembra aver visto un angelo, le si illumina il volto proprio come sarebbe successo ad una terrestre.
“Johnny!”
Con le poche forze che ha, lo abbraccia. “Che ci fai qui?”
“Parleremo dopo… adesso dobbiamo andare.”
“Salve” dice rivolgendosi alla sconosciuta.
“Ciao… adesso non sforzarti a parlare” le consiglia Namorita.
E’ immaginabile che la violazione della camera di stasi abbia messo in allarme il nemico. Terrestri e Skrull non possono udire la sirena mentale che hanno azionato danneggiando le attrezzature aliene. 
Un plotone di Marziani li raggiunge, nelle campane pressurizzate per respirare l’ossigeno presente in quella stanza delle torture.
L’aspetto orribile, giganteschi polpi monoculari, non frena la letale reazione dei tre amici alimentata dall’ira per la sofferenza subita e l’agghiacciante verità scoperta.

Lingue di fuoco prendono vita nell’aria disperdendo lo sparuto gruppetto di alieni; Namorita colpisce alcuni caschi con tutta la forza che ha, frantumando vetro e metallo insieme alle parti molli delle viscide teste marziane e condannando a morte per soffocamento coloro i cui elmetti sono solo incrinati. Johnny, proteggendo col proprio corpo Lyja, troppo debole e debilitata per partecipare alla lotta con i suoi poteri mutaforma, intuisce il punto debole dei marziani e concentrandosi porta a temperature intollerabili i gas, aumentandone la pressione e accelerando il moto delle molecole all’interno delle campane: con raccapriccianti, sorde esplosioni le teste informi degli ultimi aggressori vengono disintegrate.

La fiamma che avvolge il corpo del più giovane membro dei Fantastici Quattro nasconde l’espressione di disgusto sul suo volto; disgusto per l’orrore della morte o per se stesso che l’ha provocata?

Lyja si alza aggrappandosi provata all’amico terrestre, poi Johnny insieme a Namorita aiuta l’amica ritrovata a liberare anche gli altri prigionieri.
“Ve ne occupate voi?” chiede Johnny al gruppo di esseri subacquei, evidentemente risentiti per ciò che è successo loro.
“Dateci l'occasione di vendicarci” sentenzia un Atlantideo. “Faremo implodere questa struttura”
“Con i Marziani all'interno?” chiede perplessa Lyja.
“Ovvio”.
A quella risposta la Skrull si volta stupita verso il suo ex amante, cercando man forte. La sua permanenza sulla Terra le ha insegnato anche certi valori, molti dei quali trasmessi dalla Torcia stessa. Che, in quel momento, però, sembra indifferente (o più che altro confuso da tutta la situazione).
“Va bene, andiamo.”
Corrono verso il mezzo anfibio dei Fantastici Quattro, saltano a bordo e partono, cominciando a risalire in superficie.
Sottovoce, Johnny e Lyja iniziano a parlare, isolando un'offesa Namorita.
“Adesso puoi spiegarmi tutto.”
“Veramente anch’io avrei diritto ad una spiegazione, ma ne parleremo più tardi…”
“Come ti trovavi lì?”
“Avrei voluto fare qualcosa per impedire l’invasione… l’intento era quello di sabotare dall’interno una delle loro basi e puoi facilmente qual era il mio piano.”
“Assumere il loro aspetto?”
“Già… ma la mancanza di poteri telepatici mi ha fatto subito scoprire. Naturalmente hanno notato qualcosa di strano in me… quando hanno scoperto che non ero terrestre, mi hanno sottoposto a ogni genere di test per scoprire se potevo servire a qualcosa… se fossi commestibile per loro – progettando quindi di attaccare il nostro impero decaduto dopo aver soggiogato la Terra – o se potessi essere un’arma utile… mi hanno tenuta così, in animazione sospesa, in attesa dei risultati: credo che il vostro massiccio contrattacco li abbia distratti”
“Quindi mentre cercavano di scoprire se l'Homo Mermanus poteva servir loro da cibo, ne hanno approfittato per scoprire lo stesso di voi Skrull...”
“Se per «homo eccetera» intendi i terrestri che vivono sott'acqua... credo che la tua teoria sia giusta.”
“E… prima di infiltrarti tra di loro… dov’eri? Cosa facevi?”
Fare quella domanda gli pesa più che dover combattere contro Hyperstorm.
“Io… dopo aver saputo della vostra morte apparente… mi sono rinchiusa nel mio… dolore… ricordi Laura Greene?”
Le bionde ciglia di Johnny si aggrottano per un secondo, poi i suoi occhi si spalancano come se avesse ricevuto un’illuminazione divina.
“Sì… sì… l’identità terrestre che hai assunto per… sedurmi dopo esserci lasciati…” rammenta con un sorriso di nostalgia.
“Sì… te lo rivelai prima che tu finissi in quel mondo parallelo… e ho continuato a vivere così per tutto questo tempo… mi sono ricreata una vita, Johnny. Ma devi togliermi solo un dubbio… perché non mi hai cercata, quando sei tornato?”
Era l’unica domanda che non voleva sentirsi rivolgere, ma sarebbe giunta, in un modo o nell’altro, anche se nemmeno egli stesso conosce la risposta.
“Io… non lo so, Lyja. L’unica spiegazione razionale che riesco a trovare è l’esperienza che ho vissuto… come credi che avresti reagito nel vivere per un anno una versione distorta del tuo passato, perfettamente convinto che fosse la tua realtà, e poi tornare traumaticamente nel tuo vero mondo?”
“So per esperienza cosa significa vivere una vita diversa da quella propria” gli ricorda con un pizzico di sarcasmo.
“È diverso, Lyja… molto diverso. Ho cercato di ricominciare da dove avevo interrotto, ma, evidentemente, senza risultato… abbiamo tutti dovuto ricominciare”
“Capisco. Adesso cosa hai intenzione di fare?”
“A parte salvare il mondo e portare le mie chiappe sane e salve a casa? Riflettere… riflettere tanto. E non voglio in alcun modo perdere i contatti con te, qualsiasi rapporto ricominceremo da oggi.”
“Spero che questa guerra finisca presto a favore del tuo pianeta, così potremo dedicarci di più a questo fantomatico rapporto”
“Lyja… questo è anche il tuo pianeta, adesso”.
La ragazza ammutolisce. Un silenzio che vale più di mille parole.
“Credo che adesso debba parlare anche con Ben.”
“Lo penso anch’io. Anche voi avete alcune cose da chiarire”.
Proprio poco prima di riemergere, un tonfo risuona nell'oceano. I tre eroi si voltano, solo per vedere la base aliena implodere e quella dozzina di Homines Mermani fuggire.
“Missione compiuta, in definitiva” sono le parole di Johnny.
“Non pensi a quegli alieni che sono periti nell'esplosione?”. Lyja è ancora perplessa.
“Saranno sicuramente fuggiti, non preoccuparti. E comunque... la guerra è guerra”.
Lo scroscio dell'emersione copre qualsiasi eventuale replica. Namorita riflette molto... Johnny Storm le piace molto e in cuor suo sperava di approfittare della situazione per riallacciare i rapporti e intraprendere qualcosa di serio. Il ritorno inaspettato di “questa Lyja” ha scombussolato tutto. Ora non sa se avrebbe avuto la possibilità di frequentare Johnny, né, soprattutto, cosa Johnny abbia intenzione di fare con entrambe.
“Chi vivrà, vedrà” conclude. In effetti la guerra è appena iniziata, molte vite in quella base sottomarina sarebbero potute perire, la sua compresa, ma l'importante è che una battaglia è stata vinta dai Terrestri.

 

Bunker sotterraneo S.H.I.E.L.D.
Mister Fantastic riceve un palmare dall’uomo che solo poco tempo fa gli avrebbe puntato addosso una pistola a raggi, per ucciderlo. Un sorriso nasce spontaneo sul volto concentrato a leggere i dati aggiornati del progetto in via di realizzazione, ma è il commento appena sussurrato che lo accompagna a sorprenderlo.

“Così doveva essere.”

“Stimoli la curiosità di Destino, Reed.” Victor Von Doom lo guarda impassibile, immutabile nella fredda espressione della maschera di ferro.

“Neanche te ne accorgi, Victor? Quell’armatura di ferro è impenetrabile anche dai sentimenti?”

“E’ più che una armatura di ferro! E’ il vero volto di Destino! E ciò che alberga in Destino è solo di Destino!”

“Siamo fianco a fianco, Victor, lavoriamo ad un progetto comune per uno scopo comune. E’ tutto molto strano.”

Destino distoglie completamente l’attenzione dalle macchine, lo stesso ha già fatto Reed Richards, il tempo sembra essersi fermato.

“Ti stai confondendo con te stesso, Reed. Non proiettare su di me ciò che vedi in te.”

“Ancora una volta vedi solo una parte della verità e ancora una volta sono convinto che sia uno sbaglio. Ci sono momenti in cui mi rendo conto di essere un solitario che rifugge il mondo per studiare, comprendere e migliorare quel mondo, quasi sempre, sia lodato il Cielo, è la mia famiglia che mi desta e mi riporta indietro e mi ricorda cosa vuol dire essere un uomo. Victor, non so se cedere alla paura o abbracciare la speranza, ma guardami, guardaci! Sei l’unico uomo con cui riesco a lavorare, con cui parlare la stessa lingua in questi frangenti e farmi capire al volo! Non allontanarmi, non negare le stesse sensazioni, non fuggire di nuovo una mano amica! Non lasciare che l’uomo lasci per sempre il posto alla macchina, al mostro!”

“Allora abbi paura Richards! Le tue parole e il tuo volto tradiscono un bisogno di solidarietà che non è di Destino! Perché è un bisogno che ti rende vulnerabile e Destino non si riconosce nessun limite!”

“Solidarietà? Victor, io ti sto offrendo l’amicizia! Così come poteva essere, anni fa, all’Università!”

“All’Università! Ridicolo! Ancora una volta il peso dei tuoi fallimenti passati schiaccia le tue certezze, Richards?  Temi che questo dispositivo sia fallace quanto il razzo del tuo primo volo nello spazio insieme alle conseguenze catastrofiche che potrebbero perseguire l’intera umanità? O cerchi di ingannarmi come allora e far ricadere sul mio genio il totale fallimento delle mie invenzioni? Non tirare troppo la corda Mr. Fantastic, quest’alleanza è tale perché utile a Destino e Destino non vuole che la corda si rompa prematuramente.”

Silenzio. Anche Banner e Forge si sono fermati, i soldati sono nervosi, le mani sudate scivolano sul metallo delle armi automatiche. Mister Fantastic, le mascelle tese, le tempie sotto assedio di vene in ostaggio del sangue vortico rompe l’impasse.

“Destino… oggi come allora hai avuto la forza di serrare il mio stomaco e gelarmi le vene. Provai disagio come mai avevo provato prima mentre mi allontanavo dal laboratorio dove eri alle prese con quella macchina, pochi fatali attimi prima dell’incidente. Il cuore mi batteva all’impazzata e seguitavo a non capire di chi o cosa avessi paura. Ora ho la risposta: non sei tu a spaventarmi, ma l’assenza dell’umana speranza nel tuo cuore. Che sciocco devo esserti sembrato, non è vero? Non potremo mai essere amici, solo rivali!”

“Com’era in passato, ora e per sempre Reed Richards, così sia!”

 

Poi uno squillo, il suono acuto e ciclico di un cellulare ripristina lo scorrere del tempo. Bruce Banner porta all’orecchio il telefonino, l’attenzione dei presenti è catturata dal muto annuire del fisico superumano .

Il Golia Verde porge il cellulare a Mister Fantastic.

“E’ per te Reed, Nick Fury.”

“Nick, sono Reed, dimmi!” Gli occhi balzano da Destino al palmare, caduto a terra durante la discussione, agli amici Banner e Forge. Il braccio elastico si estende a recuperarlo, scorre velocemente le ultime analisi effettuate, mentre Bruce, il pollice verso l’alto, dà simbolicamente il suo consenso.

“Sì, dalle ultime simulazioni direi che ci siamo. Il prototipo è funzionante, in poche ore saremo pronti a consegnarti il primo esemplare.”[8][8] 

 



L’azione continua esattamente da questo punto in GdM #1 e si conclude su“La Guerra dei Mondi”#2!!!


Presente, Latveria.
La Guerra dei Mondi si è appena conclusa. Qualche ora prima della fine del dramma, il monarca di Latveria ha dovuto spiegare a Mr. Fantastic i retroscena sulla crisi del Franklinverso [su "Fantastici Quattro: Speciale Guerra dei Mondi"]. Destino ha commesso molti crimini nella sua carriera, ma si sente quasi in colpa per aver mentito spudoratamente e volontariamente alla sua nemesi Reed Richards. I Fantastici Quattro non dovevano sapere cosa era successo con il Celestiale Dormiente nell'universo creato dal piccolo Franklin...
“Colpa ? Che pensiero ridicolo” pensa Destino “ Richards merita il mio rispetto, in quanto unico essere umano che può concepire di essere ad un livello paragonabile al mio, anche se inferiore…ma fiducia? No, questa mai. Destino può fidarsi solo di Destino. E della sua mente.”

Qualche mese prima, sulla Terra parallela creata da Franklin Richards.
Il Celestiale Dormiente ha preso il controllo di questo universo tascabile, relegando il suo avversario celestiale Ashema nella sua incarnazione umana femminile, costringendolo ad allearsi a Destino. Molte pedine sono state mosse, da quando il Dottore soggiorna su questo pianeta. Adesso, però, la minaccia cosmica conosciuta da pochi come Tiamut, l'Apostata, il Rinnegato, sta per fare scacco matto.
Un'indifesa Ashema cerca invano di rievocare il suo potere divino perduto, mentre Victor Von Doom prova a resistere agli attacchi del Dormiente, innalzando scudi energetici protettivi - grazie alla sua armatura - potenziati da barriere mistiche (Destino è un grande esperto di magia, tra le altre cose). Ma non potrà farcela per molto e il solo fatto che sta per ammetterlo vuol dire che la situazione è grave. Per pochi istanti rimane basito nel contemplare il potere cosmico che il suo nemico padroneggia.
"Il potere di avere facoltà di vita o di morte su interi pianeti" riflette Victor "un potere che dovrebbe appartenere a Destino". Ma capisce che non è il momento adatto per brame di conquista e, con immenso sforzo psicologico, invoca l'aiuto della sua alleata.
- Ashema, usa le tue ultime energie per invocare l'unico essere che può aiutarci -grida, cercando di farsi sentire nel frastuono della battaglia - Franklin Richards!
La Celestiale coglie al volo il suggerimento. Non essendo abituato a risolvere problemi e questioni di portata così pragmatica e contingente, non le era venuto in mente di cercare una soluzione per sconfiggere Tiamut. E Destino non aveva voluto ricorrere ad un aiuto esterno se non come ultima risorsa. Ma adesso Ashema sa cosa fare. Raduna le ultime once del suo antico potere per trasmettere una potente invocazione d'aiuto al bambino, tale da pervadere tutto il tessuto della realtà, in modo che lo trovi nel luogo misterioso in cui è stato mandato.

New York, Molo Quattro.
Franklin Richards sta giocando con la sua babysitter Alysande Stuart, alias Caledonia, e la sua sorella (proveniente da un'altro tempo) Valeria Von Doom, in arte Marvel Girl. Quando il messaggio di Ashema rimbomba nella sua psiche, istintivamente capisce cosa deve fare. E' in debito con lei perché è stata la sua mediazione a sollevarlo dall'onere di decidere se sacrificare il suo universo natio o la sua creazione. Se quella donna ha bisogno d'aiuto, egli glielo darà. E così il ragazzino allenta i blocchi psichici che si è imposto, con l'aiuto inconscio della stessa dea spaziale, e dà sfoggio della sua onnipotenza, teletrasportando se stesso e Valeria sul luogo della battaglia. Non è passato neanche un secondo da quando Destino ha finito di parlare, che Franklin Richards appare nel mezzo dello scontro, insieme alla sua sorella putativa.
- Franklin! - urla Ashema, consapevole che la fine può essere vicina - quell'essere vuole distruggere questo mondo! Sconfiggilo prima che ci riesca!
Il figlio di Reed e Susan si guarda intorno. E' arrivato qui d'istinto, ma ha bisogno di qualche secondo per rendersi conto del contesto. Ashema ha chiesto il suo aiuto per sconfiggere "quell'essere", molto simile a lei. Accanto, c'è un Destino distrutto dalla battaglia: presumibilmente ha combattuto contro l'essere invano. E il proverbio non dice forse "il nemico del mio nemico è mio amico"? Perché dovrebbe aiutare la nemesi di suo padre? Che sia tutto un trucco? Ma si fida di Ashema, sente che é davvero lei e avverte il suo reale bisogno d'aiuto. Adesso non ci pensa due volte, si volta verso il suo nemico con gli occhi ribollenti di energie primordiali e con un semplice sguardo evoca abbastanza energia psionica da far vacillare, finalmente, il Celestiale Dormiente. Sembra uno scontro tra esseri pari: energie primordiali ribollono nell'ambiente, evocate da una presunta divinità malvagia e da un piccolo terrestre. All'apparenza così diversi... in teoria Tiamut sarebbe il più potente tra i Celestiali, il più antico e saggio, portatore di un'esperienza millenaria. Ma non sta giocando in casa: il campo di battaglia è il mondo creato da Franklin, e qui, il ragazzino può esprimere tutto il suo potenziale.
Ashema, Destino e Valeria si allontanano sempre più dall'epicentro dello scontro titanico, non solo perché hanno difficoltà a seguirlo, abbagliati come sono dalle energie in campo, ma per salvaguardare la propria incolumità. Il tessuto stesso di quella realtà fittizia sta per cedere, finché Franklin, stanco di combattere, non sferra un decisivo attacco a Tiamut, interrompendo direttamente il collegamento con l'iperspazio e quindi il flusso con la fonte del suo potere. La manifestazione fisica del Dormiente collassa al suolo, priva di forze. Impotente, agli occhi di tutti appare come un uomo mastodontico ricoperto da una pesante e ridicola armatura. Un dio spaziale reso inerme da un bambino. Che ironia, la sorte.
Destino osserva affascinato il bambino: qual è il limite del suo potere, capace di annichilire la furia dirompente del più potente Celestiale con un pensiero? Il sentimento dell'invidia prende ad invadere il suo cuore, mentre Valeria applaude suo fratello per l'operato e corre ad abbracciare suo padre. Nonostante la fastidiosa invadenza della ragazzina, Victor fissa ancora il vuoto, sconvolto. Quanto era diverso il Victor Von Doom che aveva generato Valeria? Come aveva potuto permettere che il sangue del suo sangue…la discendenza di Cynthia e Werner Von Doom, ed erede al trono di Destino… come aveva potuto permetterle di mischiarsi con i Richards? Come aveva potuto permetterle di mettere in discussione la sua indiscussa superiorità? Ma del resto, che cosa importa a Destino della famiglia, quando può avere il potere assoluto… di Franklin? Osserva il ragazzo non solo con gli occhi, ma con tutti gli strumenti della sua armatura. Con un tono rilassato, sicuro della sua futura vittoria, dice al ragazzo:
- Buon lavoro, piccolo Richards.
Il ragazzino lo guarda e gli sorride, ottenendo solo l'effetto di far desiderare di più a Destino il suo potere…potere indegno di essere gestito da un bambino…
- Sono molto fiera di te, Franklin... dobbiamo tutti ringraziarti per quello che hai fatto - gli dice Ashema fissandolo negli occhi - ma il nostro lavoro non è ancora finito. Adesso quest'universo è senza una guida: né io né tu né l'Apostata lo stiamo custodendo, rischia di collassare su se stesso, cancellandoci insieme a lui!
- No! - grida spaventato il bambino.
- Devo trovare subito una soluzione - dice con falsa freddezza il monarca di Latveria - non sarebbe consona a Destino una fine così indegna.
- Franklin - interviene Colei che Ode - tu sei in grado di rievocare il mio potere: fallo. Solo così potrò mettere fine alla minaccia del Celestiale Dormiente e salvare questo mondo, custodendolo a spese della mia coscienza.
Improvvisamente il corpo mortale di Ashema viene avvolto da un'armatura viola e arancione e da un'aura cosmica ben visibile.
- Incredibile - commenta il Celestiale, con voce roboante. Ha ripreso possesso di tutti i suoi attributi divini, i quali, contenuti in quel piccolo involucro, fanno sentire il proprio effetto sull'ambiente circostante. Essa stessa avverte un cambiamento epocale, un ritorno ad antichi fasti; i suoi sensi sono tornati a livelli cosmici, nessun aspetto della realtà le è precluso, tutto assume un significato, tutto è di nuovo chiaro. L'evento fa riflettere. "Questo terrestre è potente almeno quanto i miei simili, se non di più... il suo potere è più incontrollabile, ma i Celestiali conoscono bene le potenzialità dei terrestri… abbiamo contribuito a crearli, in fondo…se non faccio qualcosa, si rischia che i membri della mia Coorte lo giudichino pericoloso per l’integrità dei loro esperimenti e lo sopprimano!" pensa sconsolata Ashema.
Destino, invece, continua a bramare l'onnipotenza del ragazzo. I pensieri di tutti vengono interrotti dalla voce del bambino.
- 'Shema, ho fatto ciò che volevi, ma non permetterò che ti sacrifichi - spiega, con insolita maturità - ho creato io questo mondo e me ne assumerò la responsabilità.
- Cosa vuoi dire, Fra...
- Il mondo intorno a loro prende a deformarsi, come se stesse diventando un fiume liquido la cui foce è la mano del piccolo Richards. Pochi istanti dopo, e i cinque si ritrovano in California.
- Cosa... cosa è successo? - chiede Valeria confusa.
- Questa è la Terra parallela - disse Franklin, indicando con lo sguardo una pallina da baseball che stringeva tra le mani - Da oggi in poi la custodirò io, anche se questo significa rinunciare al mio potere... ma credo sia una cosa positiva; papà e mamma mi hanno sempre messo in guardia sul pericolo costituito dalle mie facoltà mutanti, ed ogni volta che l'ho perso è stato un sollievo per tutti. Tenerlo impegnato con questo compito è la cosa migliore da fare.
- Vuoi dire che... la tua mente è la custode di quell'universo? - continua a domandare la ragazzina, sempre più spaesata.
- Non c'è da meravigliarsene - prende a spiegare Ashema - Franklin ha ereditato l'elasticità di suo padre a livello psichico: la sua mente può sopportare qualsiasi sollecitazione. Se poi contiamo il fatto che il suo potere può attingere alle infinite energie dell'iperspazio, come succede per Susan Richards... per lui è stato un gioco da ragazzi, considerando anche che non ha creato un vero e proprio universo parallelo, ma solo una Terra parallela...
"Ecco il segreto del suo potere" pensa tra sé e sé Destino. “Se solo potessi duplicarlo, non dovrei nuocere al bambino...”
- Quella palla è solo una manifestazione fisica della dimensione tascabile che Franklin, con il suo potere, sta impedendo di far collassare. Adesso, però, rimane un'ultima cosa da fare - anticipa Colei che Ode.
Si avvicina implacabile al "corpo" esanime di Tiamut, si china e immerge una mano nel petto del nemico, estraendone qualcosa di molto simile ad una fiala. - Franklin è stato molto astuto a teleportarci qua, tra i monti Diablo, dove fino a qualche tempo fa il Rinnegato riposava impotente. Qui c'è ancora la cripta che lo custodiva, dove riposerà nuovamente - e, mentre lo dice, Tiamut scompare alla vista di tutti, ritrovandosi prigioniero della cripta di cui parla - mentre io custodirò la Chiave che potrebbe risvegliarlo - conclude, inserendo la fiala nel proprio petto. Detto questo, riprende aspetto umano.
- Posso tornare a casa, adesso? - dice stanco il bambino.
- Certo. Però devo chiedere a tutti di tacere su ciò che è successo... in particolare a te, Franklin: se i tuoi genitori venissero a sapere cosa è successo, non so come prenderebbero questa ulteriore interferenza nella tua vita di questioni di portata cosmica. Hanno sempre desiderato una vita normale per te... per questo, non dire loro del fardello che porterai - conclude Ashema, inginocchiandosi e fissando negli occhi il bambino, per imporgli un silente blocco psicologico.
- Sarà il nostro segreto - risponde Franklin, confermando l'esito dell'operazione.
- Bene. Adesso saluta Valeria.
- Perchè?!
- E' tempo che torni dalla sua famiglia. La sua presenza qui potrebbe danneggiare il tessuto della realtà. E non preoccuparti, riporterò a casa anche Alyssa, Caledonia e Puppy. Adesso non c'è più motivo per cui ti tengano in custodia. ogni pericolo è scampato. Si occuperanno i tuoi di te.
Tristemente, Franklin e Valeria
si abbracciano e si scambiano parole all'orecchio. Poi, un semplice pensiero di Ashema porta ognuno dei tre nel luogo più consono.

Destino si ritrova nel Baxter Building della Terra parallela, suo nuovo dominio... si ritrova, cioè, nelle mani di un suo potenziale nemico. Ma ciò non gli importa: per adesso il piccolo Richards non è una minaccia; se quella situazione gli è utile per permettere l'esistenza stessa del pianeta gemello di cui si è impadronito, Destino non se ne lamenterà. Il mondo di Franklin sarà un ottimo campo di addestramento per la sua futura conquista della Terra reale.

Valeria ritorna nella sua linea temporale, acquietando le preoccupazioni dei suoi genitori, che non riuscivano a rintracciarla a causa delle interferenze del Celestiale Dormiente col tessuto della realtà.

Franklin torna nel Molo Quattro, senza far scattare alcun segnale perché la sua biofirma è stata riconosciuta. Appena Susan Richards se ne accorge, grida il nome di suo figlio e lo abbraccia, chiedendogli come ha fatto a tornare.
- Franklin! Finalmente.... dove sei stato? Siete tutti spariti!
- Puppy ha portato tutti a casa, adesso che ci siete voi non mi sento solo.
- Cosa? E... Valeria?
- E' tornata dalla sua vera famiglia.
- Capisco... - dice sommessamente, mentre il suo sguardo quasi si rabbuia.
- Alysande è di nuovo in Scozia, la vostra amica Moy è a casa sua, credo.
- Bene... adesso vai a tranquillizzare tuo padre.
- Ok.
Il ragazzino corre verso il laboratorio del Molo, con la pallina da baseball in mano. "Spero che papà non si accorga di niente... anche se non ho più i blocchi psichici, non posso comunque usare i miei poteri... spero sia lo stesso".
- Ciao papà! - grida, cogliendolo di sorpresa. Reed si volta con il volto illuminato e allunga il suo corpo per abbracciare il figlio.
- Franklin! Cos'era successo?
Franklin racconta la sua versione dei fatti.
- Sono contento. Credo che dovrei chiamare le donne e ringraziarle per essere state con te in tutto questo tempo.
Stanotte, dopo una giornata di festeggiamenti e riconciliazioni, il bambino conosciuto in altri tempi come Psilord sognerà di un mondo che egli stesso ha creato e che adesso custodisce... e sognerà ogni notte la storia quotidiana di quel pianeta.

Ashema (sebbene una sola sillaba pronunciata dai Celestiali nella loro lingua contenga più informazioni di tutto il linguaggio umano) fa rapporto dell'accaduto al resto della sua schiera, i cui membri si ritengono particolarmente soddisfatti dell'operato, che ha messo a tacere due minacce come Tiamut e Franklin Richards. Adesso, con la Chiave dentro di sé, Ashema è più potente che mai. Eppure, cos’è un potere superiore per chi era già onnipotente? Cos’è il potere stesso, quando i tuoi più elementari pensieri modificano la realtà? Ed in fondo, cosa sono i pensieri, le parole e le azioni per un gigante dalla vita infinita, che gioca con i pianeti? Per la prima volta nelle sua esistenza, Ashema si pone delle domande sul proprio essere. E forse questo minimo cambiamento ha avvicinato un po’ di più Celestiali ed esseri umani.

Epilogo. Presente, Latveria.
Ha promesso di non rivelare l'accaduto, e Victor Von Doom è un uomo d'onore. Per giustificare la risoluzione della crisi ha dovuto dire a Reed Richards che è stato l'intervento degli altri Celestiali a risolverla, per omettere che è stato suo figlio. Del resto neanche Destino vuole pensare a quando è stato una marionetta in esseri superiori…perché nessuno è superiore a Destino, nella sua mente. Mr. Fantastic si insospettisce per il modo con cui Destino evita di dare risposte precise, ma non ne dà peso. Chissà quando scoprirà la verità...a Destino non importa. Ha visto l’opera di un grande potere, ed ha organizzato alcuni piani per appropriarsene. Destino non progetta mai a breve termine…quando i proprio fini sono il potere assoluto ed il dominio incontrastato del mondo, non ci si può limitare.

Senza che Destino lo sapesse, tuttavia, i Celestiali avevano notato le analisi che aveva fatto con i computer dell’armatura ed avevano provveduto a renderli inservibili. Questo perché nessuno…né Destino, né Franklin Richards…forse persino i Celestiali stessi… nessuno può rivendicare per sé il potere assoluto.

FINE...



[1][1] vedi X-Men: Speciale la Guerra dei Mondi

[2][2] vedi Guerra dei mondi #1

[3][3] vedi Difensori #

[4][4] v. Quasar: Speciale Guerra dei Mondi

[5][5] questo riferimento ai 3 computer potrebbe ricordarvi l’anime Evangelion; in effetti tale citazione penso sia un omaggio (così come la mia) ad un’intuizione del genio visionario di Philip Dick.

[6][6] v. Fantastici Quattro # 134, Marvel Italia

[7][7] non allarmatevi: questa è una versione alternativa dello speciale “Il Ritorno del Dottor Destino”, che non rientrava nella nostra continuity e che risultava insoddisfacente per alcuni di noi. La storia riassunta qui da Destino non è stata mai narrata per intero! NdMickey

[8][8] quest’ultima scena si ricollega direttamente agli eventi narrati in GdM #1, allorché Nick Fury contatta Reed Richards per sapere le ultime novità sulla barriera difensiva, cruciale per impedire ai marziani di annientare le armi atomiche terrestri e per difendere le zone meno protette.